Il terrorista Franco Anselmi: La sua storia di violenza e sangue
Franco Anselmi è stato uno dei terroristi più pericolosi dell’Italia degli anni ’70 e ’80. Nato a Roma nel 1948, Anselmi faceva parte dell’organizzazione terroristica di estrema sinistra “Brigate Rosse”.
La sua carriera criminale iniziò nel 1975, quando partecipò al rapimento del giudice Giovanni D’Urso, che fu tenuto prigioniero per 42 giorni. Dopo questa azione, Anselmi entrò a far parte del comando “Carcere” delle Brigate Rosse, che aveva come obiettivo principale la liberazione dei compagni terroristi detenuti.
Nel corso degli anni successivi, Anselmi partecipò a numerose azioni violente, tra cui l’omicidio del commissario Calabresi nel 1972 e l’uccisione di Aldo Moro nel 1978. In quest’ultima azione, Anselmi era uno dei componenti del commando che rapì e uccise il presidente della Democrazia Cristiana.
Nonostante fosse considerato uno dei terroristi più pericolosi d’Italia, Anselmi fu arrestato solo nel 1987, in seguito all’operazione “Cristallo”. Fu condannato a 22 anni di reclusione per il sequestro di D’Urso e altri reati, ma morì in carcere nel 1991 per un’overdose di droga.
L’azione dei terroristi come Anselmi ha causato numerosi lutti e ferite nell’Italia degli anni ’70 e ’80, provocando la reazione dello Stato e l’adozione di misure di sicurezza straordinarie per combattere il fenomeno. Oggi, le Brigate Rosse sono scomparse, ma la memoria delle loro azioni violente è ancora viva nella memoria degli italiani.